lunedì 22 maggio 2017

MALATTIA E RISIKO!



Oggi voglio scrivere su un tema che potrebbe sembrare un po’ fuori tema: l’uso del gioco nella terapia degli adulti. Non quella solo psicologica, quella vera, da ospedale generale. Qualcuno potrebbe obiettare: una cosa è la formazione e una cosa è la terapia.


Lasciamoglielo dire .


Dire che il gioco sia uno strumento di aiuto, supporto e sollievo da usare accanto alle terapie convenzionali nei confronti dei bambini malati è addirittura banale. Basti come esempio il lavoro che Gabriele Mari sta sviluppando , soprattutto nei confronti dei piccoli malati di autismo (leggete il suo Tuttingioco, ed.La Pieve – Ravenna, vi farà bene anche se avete a che fare con manager adulti “apparentemente” sani). 


Che gli anziani, malati o non ancora definibili come tali,  possano trovare non solo sollievo ma anche stimolo di crescita e contenimento intellettuale giocando l’ho sentito dire qualche volta. 


Mai (ma magari è una mia lacuna e me ne scuso) ho invece sentito dire da medici o operatori sanitari di qualsiasi livello e specializzazione che anche per gli adulti, quelli cioè definibili come non adolescenti e non ancora anziani, il giocare possa aiutare o addirittura essere importante. Magari si sopporta che nelle sale di attesa degli ospedali si vedano scatole di qualche prodotto famoso, peraltro mai viste usare, ma che si proponga come terapia di sostegno mettiamo il Risiko! (l’esclamativo è nel logo protetto) se l’avete mai sentito dire prima vi prego di farmelo sapere.

Cavalli si, pollice verde si, cucina si, musica si… ma gioco?

Ecco perché questo è proprio il tema che oggi voglio proporre, e lo faccio citandoun’ esperienza reale, vicina alla mia storia, in cui non faccio nomi per diritto alla privacy ma pubblico delle immagini col consenso degli interessati che me le hanno fornite.


XY si ammala di SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia neurodegenerativa progressiva del motoneurone, che colpisce selettivamente i motoneuroni, sia centrali  sia periferici. La SLA è caratterizzata da rigidità muscolare, contrazione muscolare e graduale debolezza a causa della diminuzione della dimensiano dei muscoli. Ciò si traduce in parole povere nella progressiva impossibilità di usare i muscoli volontari e involontari, fino alla morte. Di solito quel che resta “utilizzabile fino alla fine” sono gli occhi e il loro movimento usato come strumento di collegamento fra un cervello che rimane di base normale, se non altro a livello di potenzialità razionale , e il resto della compagnia.


XY è giovane quando si ammala, ed è anche appassionato di gioco, soprattutto di Risiko!

Ha amici (e una moglie) che condividono questa passione e che lo seguono sulla sua strada di conquista mondiale quasi settimanale, anche quando non può più muovere che gli occhi. Occhi con cui osserva la mappa, detta i suoi ordini attraverso una tabella trasparente, fulmina chi lo contrasta, esulta per ogni lancio fortunato e si incazza quando perde. 
E rinforza in sé e negli altri il suo essere vivo e consapevolmente inserito nella vita.

Per XY anche questo modo di relazionarsi con la vita dei “normali”è fondamentale per sentirsi allo stesso livello relazionale di chi i dadi può tirarli fisicamente, e per dimostrare come dentro una struttura fisica ormai completamente paralizzata ci sai una mente che invece  -anche grazie a cose come il Risiko! – non solo è viva ma continua a crescere.

Forse lo strumento migliore per aiutarlo a continuare la sua battaglia essenziale.


E se tutto questo è fuori tema rispetto a gioco e formazione, va beh, pensatela come vi pare.